GRU PORTUALE 
Modellista: Giacomo Pacenti
u boot bibier-Dopo il diorama del “ biber “ , che devo dire ha riscosso lusinghieri apprezzamenti da parte di molti miei compagni di club; ho deciso di cimentarmi con un altro diorama portuale, forse anche per affinita’ con il lavoro che svolgo ormai da 33 anni ..operando infatti nel settore, ho piu’ che una discreta esperienza in materia di sollevamenti, gruaggio , rizzaggio imbracature etc etc…….. insomma con tutto cio’ che riguarda il lavoro a bordo di navi e banchine.
L’ idea era quella di rappresentare un minisommergibile tedesco della seconda guerra mondiale, il marder, imbracato a simulare un eventuale spostamento dal suo carrello di trasporto. Nasce cosi’ la necessita ‘ di avere a disposizione una gru. Fatti due calcoli, mi sono reso conto che in scala 1/35, una gru portuale, dovendo arrivare perlomeno a braccio allungato da ciglio banchina al lato opposto di una nave ormeggiata, dovrebbe avere una struttura lunga almeno 45/50 cm che equivalgono a 15/18 metri. Quindi braccio piu’ cabina argani e motore mi ha portato a realizzare un pezzo alquanto grande che, inserito in un diorama, creerebbe una scena enorme, percio’ per il momento vi presento solamente i lavori che hanno riguardato la gru.
Il passo successivo, dopo aver preso la decisione di auto costruire completamente il tutto, -e’ stato quello di reperire la maggior quantita’ possibile di documentazione. In realta’ di materiale sul web, riguardante gru degli anni 40/50, non ne ho trovato tantissimo, ma ho potuto fare molte foto alle gru che abbiamo in porto.
Armato della mia canon ho iniziato a fotografare strutture portanti, cabine argani, bracci , golfari, pulegge ,……. e quant’altro ha potuto aiutarmi nel poter realizzare tutto cio’. Ho preso anche molte misure e diametri di attrezzature varie e cavi mi sono anche avvalso dei ricordi di gruisti piu’ anziani, in quanto in porto, fino agli anni 70 erano presenti gru della “Ceretti e Tanfani “ risalenti proprio a quel periodo. Dopo aver ordinato le idee sono passato al disegno del braccio che ho poi usato in seguito come riferimento per la realizzazione vera e propria. Ho reperito sul mercato profili ad H della evergreen di due diverse misure, un foglio di plasticard dello spessore di 1mm e rod di vario diametro. -Dopo aver tagliato a misura ed aggiustato con lima e carta vetrata i vari segmenti che costituiscono la struttura, ricavato tutte le piastre di supporto e rinforzo dal foglio di plasticard, ho incollato il tutto avvalendomi di una dima preventivamente autocostruita.
Il passo successivo ha riguardato la preparazione dei golfari per l’incernieramento del braccio alla struttura portante della cabina e delle piastre di supporto per le pulegge della virata del braccio e del pescante, pulegge peraltro magistralmente tornite dal bravissimo Leonello - compagno di club - i cui lavori potete ammirare nella sezione “ vapore vivo “ e che merita tutto il mio ringraziamento. -La cabina motore ed argani, come di consuetudine per quel periodo, era interamente in legno con il tetto di lamiera. Per la realizzazione di questa parte della gru mi sono procurato dei listelli di balsa della larghezza di 6 mm, che in scala simulano tavole da 21 cm, montati affiancati verticalmente fino ad ottenere la chiusura totale del telaio precedentemente realizzato. Sono state poi aperte le finestre e la porta.-- Per il tetto ho usato il foglio di plasticard dal quale erano state ricavate tutte le piastre di rinforzo. Per realizzare le carrucole posizionate sulla sommita’ ho usato 4 ruote di aereo prelevate dal magazzino degli scarti. Limando via il pezzo che simula il pneumatico si ottiene il solo cerhione, che forato ed aggiustato, riproduce molto bene le pulegge da me fotografate. Unico neo sta nel fatto che sono un po’ sottodimensionate, ma montate sui loro supporti, verniciate ed invecchiate, rendono bene l’ idea. Sotto questo insieme di organi di trasmissione e’ stata aperta una fessura attraverso la quale i cavi di acciaio della virata del paranco e della struttura braccio entrano nella cabina argani. Solitamente non passano attraverso semplici fori ma da aperture piuttosto lunghe in quanto i verriccelli sottostanti sono provvisti di un guida cavo che li sposta lateralmente per permettere loro di avvolgersi ai tamburi senza sovrapposizione di spire. Nelle moderne gru, tale apertura e’ chiusa da profili di gomma che, nel limite del possibile, impediscono infiltrazioni d’ acqua.-- Per realizzare il contropeso di cemento ho tagliato un parallelepipedo di poliuretano espanso, inciso e texturizzato con una spazzola di acciaio per simulare la grossa porosita’ del materiale, aggiunte due striscette di plasticard e due viti a voler riprodurre il sistema di bloccaggio dei 5 blocchi ed il gioco e’ fatto.
Finita la fase di assemblaggio dei vari componenti sono passato alla colorazione. Per quanto riguarda il tetto della cabina e del braccio una volta steso il colore di base ho spruzzato con l’ aerografo e da una distanza di 20/30 cm il colore red brown della Tamiya a simulare la ruggine, che specie in un ambiente portuale prende campo molto facilmente. Una volta asciutto il colore ho steso una mano di lucido acrilico preparando cosi’ i vari elementi per un lavaggio ad olio con terra di siena bruciata e bruno van dick. L’ intento era quello di ottenere sfumature piu’ scure lungo gli spigoli e negli angoli piu’ reconditi dove sedimenti e ruggine sono piu’ accentuati.
La cabina e’ stata trattata diversamente in quanto, alla prima fase, che ha riguardato la verniciatura con il verde, e’ seguita la carteggiatura con carta abrasiva per portare alla luce la venatura del legno sottostante dopo tutto cio’ anche su questa parte ho poi passato un lavaggio ad olio, ma questa volta con un verde vescica opportunatamente scurito.
Il resto del lavoro si e’ esaurito montando i vetri alle finestre, le scale per accedere al tetto, i fari e tutti quei piccoli particolari che rendono la gru operativa. Vedi cavi, bilanciere, pescante, e catene di imbragaggio. La realizzazione di questo progetto mi ha impegnato diversi mesi considerando la fase preparatoria e la fase della costruzione vera e propria. Devo dire che non ho incontrato grossissime difficolta’, ma l’impegno e’ stato comunque grande in quanto si tratta di un progetto completamente nato da zero. Ad onor del vero la gru non e’ la riproduzione fedele in scala di un modello realmente esistito , ma racchiude in se soluzioni tecnologiche contemporanee al periodo storico in oggetto.
 P.S. Se vuoi vedere in quale diorama e' finita questa gru, guarda qui<--

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